Aggiornamento sulla sclerosi multipla

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 07 aprile 2018.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: AGGIORNAMENTO/RECENSIONI]

 

La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia ha promosso un aggiornamento sulla sclerosi multipla, che si è tenuto nella settimana precedente la Pasqua ed ha trattato gli argomenti delle ricerche giunte alla pubblicazione in questi giorni. Dai meccanismi che determinano le lesioni demielinizzanti allo studio del decadimento cognitivo in pazienti di età avanzata, dai livelli di citrullina all’impatto del facile affaticamento sull’esercizio deambulatorio, un gran numero di problemi di attualità per la ricerca in questo campo sono stati posti al vaglio sperimentale. Si propone, qui di seguito, un resoconto di alcuni di questi studi presentati dai soci, scelti fra quelli più dettagliatamente discussi.

Lo sviluppo di autoimmunità nel sistema nervoso centrale (SNC), secondo quanto provato da centinaia di esperimenti e comunemente accettato dai ricercatori, è innescato da cellule T auto-reattive, che sono state attivate alla periferia ed hanno acquisito la capacità di migrare nel parenchima encefalo-midollare attraversando gli spazi fra cellule endoteliali della barriera emato-encefalica (BEE). La riattivazione locale avvia una cascata infiammatoria, che porta al reclutamento di altre cellule immunitarie, causando la perdita della mielina oligodendrocitica e il danno dell’assone. Anche se l’interazione fra cellule immunitarie e BEE è stata al centro di innumerevoli studi degli ultimi due decenni, l’esatto meccanismo che consente l’entrata e l’uscita di questi elementi cellulari nel SNC rimane scarsamente compreso. Infatti, non sono stati ancora riconosciuti i fattori decisivi per le rotte di entrata delle cellule immunitarie, per la formazione delle lesioni, per la composizione cellulare e per la stessa distribuzione nel sistema nervoso centrale delle aree di perdita di mielina che evolvono in placche.

Lindner, Klotz e Wiendl, in una dettagliata revisione degli studi recenti, propongono i seguenti fattori quali elementi-chiave per la valutazione delle lesioni e la loro distribuzione:

1)      presenza e densità di (auto)-antigeni nel sistema nervoso centrale;

2)      milieu immunitario locale dei siti di sviluppo e risoluzione delle lesioni;

3)      rotte di traffico e qualità specifiche del traffico, specialmente presso la BEE;

4)      caratteristiche e fenotipi delle cellule che infiltrano il SNC e dei sub-set cellulari (ad esempio, elementi dei sotto-tipi di T helper o delle cellule CD8).

(Lindner M., et al., Mechanism underlying lesion development and lesion distribution in CNS autoimmunity. Journal of Neurochemistry Epub ahead of print - doi: 10.1111/jnc.14339, Mar 25, 2018).

La provenienza degli autori è la seguente: University Hospital Munster, Department of Neurology, Munster (Germania); Sydney Medical School (Australia).

L’eterogeneità nello sviluppo delle lesioni, nelle malattie demielinizzanti con fisiopatologia infiammatoria, non è ancora stata interpretata in maniera esauriente, ma la ricerca in questo campo sta sfruttando dati sui determinanti critici della topografia delle lesioni nei cosiddetti disturbi infiammatori “orfani” del SNC, ossia i disturbi dello spettro della neuromielite ottica (NMOSD), l’encefalite di Rasmussen o la sindrome SUSAC.

Nuovi aspetti dei processi che hanno luogo durante lo sviluppo di autoimmunità nel SNC stanno emergendo dalla scoperta di vasi linfatici nelle formazioni del SNC e grazie allo studio dell’interazione delle cellule T con la BEE, usando approcci in vitro o tracciando in vivo i linfociti T negli animali, o anche nei pazienti.

Dopo questa panoramica sulle questioni al centro della ricerca in corso sui meccanismi responsabili dello sviluppo e della distribuzione delle lesioni, è stato presentato uno studio su un particolare tratto molecolare della sclerosi multipla finora ignoto. Il lavoro, che sarà pubblicato il prossimo 15 di aprile, ha preso le mosse dal rilievo che la proteina basica della mielina (MBP), una delle molecole più importanti della guaina degli assoni centrali e più studiate nella patogenesi della sclerosi multipla, risulta iper-citrullinata nell’encefalo delle persone affette dalla malattia.

Questo rilievo ha indotto Vyver e colleghi ad ipotizzare che la sclerosi multipla sia associata ad un accresciuto rilascio di citrullina da parte del cervello.

(Vyver M. V., et al., Plasma citrulline levels are increased in patients with multiple sclerosis. Journal of the Neurological Sciences 387: 174-178, 2018).

La provenienza degli autori è la seguente: Vrije University of Brussels, Center for Neurosciences, Brussels (Belgio); Department of Neurology, University Medical Center Groningen, Groningen (Paesi Bassi).

Si ricorda che la citrullina (C6H13N3O3)[1] è un α-aminoacido non essenziale isolato per la prima volta dal cocomero - detto in latino citrullus - e si considera un composto intermedio metabolico che fa da ponte tra il ciclo dell’urea e le poliammine prodotte per decarbossilazione dell’ornitina. Generata da enzimi intracellulari calcio-dipendenti (PAD), rappresenta il precursore metabolico dell’arginina nella sua via biosintetica. L’azione dell’ornitin-transcarbamilasi (OTC) trasforma l’ornitina in citrullina. L’enzima sintetasi inducibile del monossido d’azoto (iNOS) sintetizza il trasmettitore gassoso NO a partire dall’arginina, formando la citrullina quale prodotto secondario.

Vyver e colleghi, in un campione di 25 pazienti e 25 volontari di controllo, hanno accertato che i livelli di citrullina nel plasma del sangue venoso periferico sono elevati nella sclerosi multipla, ma questo non sembra dipendere da un accresciuto rilascio da parte del cervello. L’origine, dunque, di questo eccesso di citrullina rimane da stabilirsi; tuttavia, gli autori dello studio ne suggeriscono l’adozione come nuovo biomarker.

Un argomento di indagine recente è il declino cognitivo nei pazienti di sclerosi multipla di età più avanzata.

Difetti di prestazione cognitiva sono stati rilevati in pazienti di ogni età, ma la diagnosi di disturbi neurocognitivi associati alla sclerosi multipla degli anziani e la distinzione dalla malattia di Alzheimer o dal suo stadio prodromico, ossia aMCI (amnestic mild cognitive impairment), non sono state ancora definite con precisione. Roy e colleghi hanno affrontato questo problema comparando la cognizione di pazienti anziani affetti da sclerosi multipla con quella di persone con aMCI o ammalate di malattia di Alzheimer.

(Roy S., et al., Preliminary investigation of cognitive function in aged multiple sclerosis patients: Challenges in detecting comorbid Alzheimer’s disease. Multiple Sclerosis and Related Disorder 22: 52-56, 2018).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Neurology, School of Medicine and Biomedical Sciences, University at Buffalo, State University of New York (SUNY), Buffalo, NY (USA); Buffalo Neuroimaging Analysis Center, Department of Neurology, School of Medicine and Biomedical Sciences, University at Buffalo, State University of New York (SUNY), Buffalo, NY (USA).

I risultati di questo studio indicano che il profilo cognitivo della sclerosi multipla è del tutto distinto da quello della malattia di Alzheimer. In particolare, a differenza della neurodegenerazione alzheimeriana, la malattia demielinizzante non è associata a patologia del consolidamento della memoria. Vi possono invece essere delle corrispondenze nei deficit cognitivi tra aMCI e sclerosi multipla. Da questo studio si può desumere che l’evidenza di difetti di ritenzione mnemonica in anziani affetti da sclerosi multipla, suggerisca una valutazione diagnostica completa e accurata per la demenza.

Un altro problema affrontato nel nostro aggiornamento è stato quello del facile affaticamento dei pazienti affetti da sclerosi multipla. Nonostante siano stati condotti numerosi studi, ancora non si è in grado di distinguere con precisione tra la percezione soggettiva di affaticamento e una condizione oggettiva di debolezza in funzione della prestazione motoria. Dalgas e colleghi hanno realizzato uno studio multicentrico, indagando in 189 persone affette da sclerosi multipla l’influenza della sensazione soggettiva di stanchezza, sia sulla capacità oggettiva di camminare sia sul giudizio soggettivo dell’abilità nel compito deambulatorio.

(Dalgas U., et al., Is the impact of fatigue related to walking capacity and perceived ability in persons with multiple sclerosis? A multicenter study. Journal of the Neurological Sciences 387: 179-186, 2018).

Dei centri di provenienza degli autori si citano i seguenti: Section of Sport Science, Department of Public Health, Aarhus University (Danimarca);  The Danish MS Hospital in Ry and Haslev (Danimarca); REVAL Rehabilitation Research Center, BIOMED Biomedical Research Institute, Faculty of Medicine and Life Sciences, Hasselt University, Diepenbeek (Belgium); Masku Neurological Rehabilitation Center, Masku (Finland); Hospital de Dia de Barcelona CEMCat (Spagna); The Mellen Center for Multiple Sclerosis Treatment and Research, The Cleveland Clinic, Cleveland (USA).

I risultati dello studio hanno rivelato che l’impatto prestazionale della fatica fisica è debolmente correlato con la obiettiva capacità di camminare. Invece, l’impatto dell’affaticamento generale, fisico, cognitivo e psicosociale era correlato da debolmente a moderatamente alla stima soggettiva dell’abilità di camminare, in questo ampio e significativo campione di persone affette da sclerosi multipla.

Al termine della presentazione degli studi e delle discussioni, i partecipanti si sono dati appuntamento al prossimo aggiornamento.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle numerose recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-07 aprile 2018

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] In medicina si impiega il dosaggio degli anticorpi anti-citrullina per la diagnosi di artrite reumatoide.